LA GENERAZIONE PERDUTA
Marco Turco - (2022)

LA GENERAZIONE PERDUTA

Per tanti giovani con il mito della libertà, negli anni ’70 l’uso delle droghe era semplicemente un mezzo per raggiungere la felicità. Ma in pochi anni hashish e marijuana sono state soppiantate dall’eroina che ha invaso le piazze italiane, provocando le prime morti tra quella che è stata definita la “generazione perduta.”

1h 15min
Italiano
Cast & Crew
8 marzo 2023 - ore 19:30 – Cinema Galleria - Bari
In sala il regista
ACQUISTA IL BIGLIETTO
  • Per tanti giovani con il mito della libertà, negli anni ’70 l’uso delle droghe era semplicemente un mezzo per raggiungere la felicità. Ma in pochi anni hashish e marijuana sono state soppiantate dall’eroina che ha invaso le piazze italiane, provocando le prime morti tra quella che è stata definita la “generazione perduta.” Carlo Rivolta, giornalista di La Repubblica e contemporaneamente militante nei movimenti politici del sessantotto, si occupa a fondo della questione, analizzando e raccontando il fenomeno che vuole conoscere da dentro. Così, mentre pubblica inchieste e denuncia una società che preferisce chiudere gli occhi, si immerge in quel mondo che finirà per trascinarlo nel vortice dell’autodistruzione, fino al tragico epilogo. A 32 anni Carlo cade da una finestra e muore dopo cinque giorni di coma. Il documentario di Marco Turco racconta il giornalista di razza e l’uomo tormentato che vive la sua crisi personale e politica e che dopo l'uccisione di Aldo Moro vede sbriciolarsi tutte le sue certezze. La sua convinzione che si dovesse trattare per la sua liberazione, in contrasto con la linea del giornale di Scalfari (suo mentore fin dalla nascita del quotidiano) provoca l'allontanamento dal giornale, mentre la sua critica alla deriva violenta di una parte del movimento, lo isola dai suoi ex compagni di lotta che lo considerano un “nemico del popolo.” Attraverso le testimonianze di chi l’ha conosciuto, la figura di Carlo emerge con tutte le contraddizioni ma anche con la sua coerenza nella ricerca della verità fino alla fine. Preziosi documenti dell’archivio Rai e dell'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico mostrano in parallelo la realtà di quel tormentato periodo della storia italiana. Nasce così la storia di una generazione, una sinfonia corale accompagnata dalla voce di un solista. Attraverso le parole e lo sguardo di Rivolta, viviamo in diretta lo spirito dei tempi, le enormi speranze e le amare delusioni di una generazione devastata dall’eroina.

  • Release Date
    Gennaio 1, 2022
  • Languages
  • Taglines
    • Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit.

CARLO RIVOLTA

Nato a Roma nel 1949, Carlo ha esordito come giornalista a “Paese Sera” e quando Eugenio Scalfari fonda La Repubblica nel 1976, entra a far parte della redazione fin dal primo numero, diventandone uno dei cronisti di punta, molto stimato dal direttore. Formatosi politicamente nel ’68, Carlo continua la sua militanza politica nel movimento degli anni ’70 e lo racconta dal di dentro. Di eroina Carlo ha cominciato a scrivere fin da subito, da quando la droga comincia ad invadere le piazze italiane e provoca i primi morti. Carlo vuole conoscere il fenomeno dal di dentro e si immerge in quel mondo che finirà per trascinarlo nel vortice dell’autodistruzione. Come cronista perlustra le periferie romane accanto a giovani drogati che si “sbattono” per la dose quotidiana; assiste alla somministrazione del metadone al centro per i tossicodipendenti dell’ufficio d’igiene di Roma; riporta ogni giorno i morti per overdose o i suicidi in carcere per disperazione, come in un tragico bollettino di guerra. In una serie di inchieste intuisce il disegno che regola il traffico delle organizzazioni criminali e mette a fuoco la disperazione sociale che genera violenza e autodistruzione. Partecipa a tutte le iniziative politiche e sociali che si svolgono su questo tema che sembra cominciare a scuotere le coscienze di almeno una parte di italiani. Ma soprattutto si pone delle domande e le pone al lettore e da spettatore diventa protagonista di questa esperienza. Anche lui, come tanti borghesi più consapevoli e aperti alla sperimentazione, ha cominciato con il tirello del sabato sera, convinto di essere in grado di gestire l’eroina senza diventarne schiavo. Intanto, tra il ’77 e il ‘78, come molti della sua generazione, Carlo vive un momento di profonda crisi. L’uccisione di Moro lo sconvolge. Segna per lui la sconfitta definitiva dei movimenti nati nel ’68. Critica apertamente la deriva violenta di una parte del movimento, ma viene definito “delatore” e Autonomia Operaia e le Brigate Rosse lo mettono nella lista degli obiettivi da colpire. Improvvisamente è un “nemico del popolo”. Gli amici di sempre gli tolgono il saluto. Teme per la sua vita. Al tempo stesso, mentre Repubblica aveva sposato la linea della fermezza, Carlo si era pronunciato convinto sostenitore della trattativa per liberare Moro, e ora in redazione è sempre più isolato. Intanto continua a scrivere di eroina e per un’inchiesta ottiene da Scalfari i soldi per poter acquistare, in vari quartieri di Roma, diverse dosi. L’idea è quella di farle analizzare e stilare una tabella, confrontando costi e titolo della sostanza, cioè la percentuale reale di eroina contenuta insieme a materiale di taglio. Trova una differenza enorme tra l’eroina venduta in periferia e quella venduta al centro, una differenza che spiega l’impennata di morti per overdose. L’inchiesta ha grande risalto sulle pagine del giornale e contribuisce a rendere più chiaro il mercato della morte della capitale, ma è anche l’inizio di un percorso che porterà Carlo a diventare schiavo di quella sostanza che lui conosce così bene e contro la quale si sta impegnando da anni. Carlo ormai ha superato il confine del tirello del sabato sera e ha cominciato a “farsi”. Quando l’eroina prende il sopravvento, Carlo è costretto ad arrendersi e a lasciare il giornale. L’amico Enrico Deaglio, direttore di Lotta Continua, lo accoglie e lo sprona a continuare e Carlo riprenderà a scrivere con la solita verve per il giornale della sinistra extraparlamentare. Ma dall’eroina non si scappa e una sera di febbraio del 1982, in preda a una crisi di astinenza, cade da una finestra di casa e dopo cinque giorni di coma muore. Ha 32 anni.

LE TESTIMONIANZE

Emanuela Forti, compagna storica di Carlo. Ha condiviso con lui la militanza e gli è stata molto amica per tutta la vita. I suoi figli, Andrea e Sara Lapponi, sono stati per Carlo come figli adottivi e il loro legame è sempre rimasto forte anche dopo la rottura con Emanuela.

Enrico Deaglio, ex direttore di Lotta Continua e amico di Carlo. I due vengono minacciati insieme dalle BR, dopo l’assassinio di Moro. Luca Del Re, amico di Carlo, giornalista radiofonico e corrispondente di guerra. Oggi lavora per La7.

Rinaldo Chidichimo, zio di Carlo, artefice dei tentativi di disintossicazione del nipote. Vive nella dimora storica della famiglia in Calabria.

Regia: Marco Turco
Prodotto da: MIR Cinematografica e Luce Cinecittà
In collaborazione con: Rai Cinema
In collaborazione con: AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
Con il sostegno: Programma Europa Creativa MEDIA dell’Unione Europea
Soggetto: Marco Turco, Vania del Borgo, Wu Ming2
Direttore della Fotografia: Andrea José di Pasquale
Montaggio: Annalisa Schillaci
Fonico di presa diretta: Alessio Costantino
Musiche originali: Teho Teardo, Lorenzo Corti
Produttore creativo: Vania Del Borgo
Coordinamento Produzione: Stefania Villa
Prodotto da: Francesco Virga
Voce di Carlo Rivolta: Claudio Santamaria
Ufficio stampa: Lo Scrittoio

Debutta alla regia nel 1994 con il primo cortometraggio: “La Sveglia” (Italia, 1994) che partecipa a numerosi festival ottenendo una menzione speciale al concorso “I Giovani Leoni” della Mostra del Cinema di Venezia e vincendo il “Premio Lumiere” al “Festival del cinema invisibile” di Bologna. In seguito realizza il cortometraggio “Coincidenze” (Italia, 1995) in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, al Festival del Cinema Giovani di Torino e a numerosi altri festival. Vince il premio “Miglior corto italiano” al Festival di Capalbio. Nel 1998 realizza il suo primo lungometraggio “Vite in sospeso” (1998, Italia) che viene selezionato per la Mostra del cinema di Venezia. Il film vince: il Premio della giuria al Festival del cinema italiano di Villerupt, il Premio del pubblico al festival del NICE a New York e San Francisco, il premio per la migliore sceneggiatura alla Cittadella del cinema di Arezzo, la Grolla d’oro per la migliore sceneggiatura e la Grolla d’oro per la migliore opera prima al festival di Saint Vincent. Negli anni produce molti film e documentari che verranno riconosciuti in diversi festival internazionali, come “LA STRANIERA” (2006, Italia) presentato al Torino Film Festival e BIF&ST nel 2008. Nel 2020 realizza “QUESTO È UN UOMO”, una docu-fiction per RAI1 su Primo Levi.

Movie, TV Show, Filmmakers and Film Studio WordPress Theme.

Press Enter / Return to begin your search or hit ESC to close

By signing in, you agree to our terms and conditions and our privacy policy.

New membership are not allowed.